Tecniche di sistemazione idrogeologica - naturalistica

Le operazioni preliminari

Sono necessarie e fondamentali  per la messa in sicurezza del cantiere da ulteriori dissesti.

Consistono nella profilatura e modellamento di versanti e scarpate che sono stati oggetto di eventi franosi e nel consolidamento di porzioni di roccia o terreno instabile che non possono essere ulteriormente asportate o interessate da interventi di modifica: si tratterà cioè di quelle tecniche di consolidamento di elementi rocciosi o di scarpate detritiche mediante ancoraggi e legature, con la posa di pannelli di rete o funi a trefoli.

Il rimodellamento dei pendii che sono stati oggetto di eventi franosi deve essere sempre previsto, mediante operazioni di scavo e riporto (asportazione del ciglio di frana, ripristino della pendenza media compatibile con le esigenze di sicurezza), al fine di rendere possibili i successivi lavori di recupero dell’area di intervento, con l’ottenimento di una morfologia ottimale del sito sotto il profilo paesaggistico.

I mezzi utilizzati per queste operazioni preliminari sono gli escavatori cingolati, i ragni meccanici, nonchè i mezzi manuali e personale di qualifica da ordinaria ad altamente specializzata (rocciatori – disgaggiatori).

La ricostruzione del profilo di un versante ha come scopo il raggiungimento delle condizioni di equilibrio, sconvolte da eventi franosi o da fenomeni di erosione, (naturale o indotta da interventi antropici) essenzialmente mediante una operazione di scavo e/o riporto, fino ad ottenere la configurazione progettata. Il parametro regolatore di questi interventi è senz’altro la pendenza finale del versante, in funzione delle caratteristiche geotecniche del terreno.

Quando i fenomeni di instabilità interessano versanti rocciosi, ovvero si ha a che fare con problemi di crolli in roccia, o di distacco e rotolamento massi, le operazioni di sistemazione possono prevedere: la demolizione meccanica di elementi rocciosi mediante martello idraulico ; e controllo mediante escavatore 

L’obiettivo è quello di ottenere una configurazione stabilizzata delle pareti interessate  eliminando parti di roccia o terreno instabile.

Quando i fenomeni di instabilità interessano versanti detritici a prevalente frazione terrosa, si possono effettuare soluzioni che prevedano, l’asportazione di materiale per ottenere una nuova configurazione del pendio. 

L’asportazione di materiale (terra e blocchi rocciosi) da versanti detritici deve, per quanto possibile, avvenire con andamento discendente, dalla sommità verso il basso. 

Di norma si procede con la realizzazione di rampe, per mezzo di escavatore cingolato, per raggiungere il limite superiore del corpo detritico.

L’escavatore effettua quindi lo sbancamento del materiale facendo scendere il detrito verso valle e diminuendo gradualmente l’altezza e l’inclinazione del cumulo. 

Unitamente alle operazioni di movimento terra sui versanti, spesso risulta necessario procedere alla messa in sicurezza di blocchi, lastre rocciose e scarpate mediante chiodature, funi e reti metalliche.

Le diverse tecniche impiegabili dipendono sostanzialmente dal tipo di instabilità e di formazione interessata .

Zucca s.n.c. esegue posa di:

Canalizzazioni

Per il flusso delle acque meteoriche da terreni in pendenza e contenuti da muri, per alveo fluviale, di scorrimento, naturali o incanalati 

Sistemi drenanti

Per il flusso delle acque meteoriche da terreni in pendenza e contenuti da muri, per alveo fluviale, di scorrimento, naturali o incanalati 

Scogliere di massi

La posa di massi a secco formando una scogliera su cui crescerà la vegetazione rinforzando i massi stessi creando un unico blocco

Aspetti esecutivi della sistemazione idrogeologica

Canalizzazioni

Di diffuso utilizzo sono le canalette metalliche aperte, in lamiera di acciaio corrugata e zincata, di forma semicircolare, ancorate al suolo mediante tirafondi. I rinfianchi in terra devono essere opportunamente rivegetati. La canaletta deve essere collocata in uno scavo che consenta l’afflusso dell’acqua dalle zone laterali senza provocarne il sifonamento; i tirafondi di ancoraggio rendono la canaletta solidale al terreno e possono essere costituiti da picchetti in acciaio o da barre filettate, cementate a fondo foro e imbullonate;

Nei casi dove la capacità di trasporto solido non è elevata, si può prevedere la costruzione di canalizzazioni  pietrame, di sezione trapezia. Si procede con lo scavo della sezione prescritta, con mezzo meccanico ;

In altri casi, caratterizzati da pendenze e velocità di deflusso non elevate, possono essere realizzate canalizzazioni in terra effettuando uno scavo avente sagoma trapezoidale e disponendo opportunamente geosintetici antierosivi a protezione dello stesso.

Sistemi drenanti

I sistemi drenanti su un versante sono rappresentati dall’insieme delle opere funzionali a intercettare le acque di infiltrazione del sottosuolo e a recapitarle, lungo vie ben definite o linee preferenziali di deflusso, ai collettori naturali (impluvi, corsi d’acqua). Le tecniche di drenaggio, siano esse costituite da trincee drenanti, batterie di tubi microfessurati in perforazioni suborizzontali, cunei filtranti o altro, consentono l’abbattimento della quota media della falda acquifera, ovvero la diminuzione significativa della capacità di saturazione di formazioni di terreno, contribuendo quindi alla riduzione di importanti fattori destabilizzanti e innescanti dei fenomeni franosi.

Trincea Drenante

è costituita da uno scavo, di dimensioni assai variabili (da 1 ad alcuni metri), che viene eseguito con ragno meccanico o con escavatori cingolati. Il fondo e le pareti dello scavo vengono quindi rivestiti con la posa di geotessile nontessuto ad azione filtrante. Alla base dello scavo vengono posati tubi in polietilene microfessurati, di adeguato diametro. Lo scavo viene quindi riempito con materiale lapideo calibrato, di varia granulometria,che costituisce il corpo drenante della formazione.

Cuneo Filtrante

consiste in un’opera in legname (palificata a doppia parete riempita con materiale ghiaioso) destinata a intercettare la superficie di affioramento delle acque e a convogliare la portata effluente mediante un collettore (canaletta metallica o scavo impermeabilizzato) posto alla base dell’opera stessa. Il cuneo filtrante così descritto si definisce “passivo”. In un cuneo filtrante “attivo” si effettua l’impianto di talee di specie arbustive igrofile, la cui forte capacità di assorbimento di acqua e di evapotraspirazione contribuisce validamente al drenaggio della struttura.

Drenaggio con fascinate

lo scavo, di profondità variabile, può essere eseguito a mano o con mezzi meccanici; sul fondo dello scavo viene posto un tubo in polietilene microfessurato di adeguato diametro, eventualmente rivestito da geotessile nontessuto. Lo scavo viene poi riempito con ramaglie e fascine o pietrisco reperito in loco. La parte sommitale della trincea viene saturata con terra e possibilmente con fascine di materiale vegetale vivo, dotate di capacità di propagazione vegetativa.

Muri di contenimento

Muri in pietrame

I muri in pietrame, a secco , sono opere di sostegno a gravità il cui utilizzo ha – nelle regioni alpine – origini antichissime. Caratteristico è l’impiego di pietrame di forma spigolosa e irregolare reperito nel sito di costruzione. La costruzione di muri in pietrame, particolarmente di quelli a secco, richiede manodopera specializzata, e avviene a partire da un piano di fondazione ricavato con scavo a sezione ristretta avente di norma profondità dell’ordine del metro, il cui fondo può essere regolarizzato e stabilizzato con la stesura di uno strato di magrone cementizio. L’elevazione avviene per corsi regolari e a mosaico regolare rastremati verso l’alto. Il muro in pietrame a secco è una struttura di sostegno perfettamente drenante; l’efficienza del drenaggio può essere opportunamente garantita dalla posa di un geotessile non tessuto a tergo dell’opera.

Le scogliere

Le scogliere sono opere di sostegno a gravità ottimamente impiegate per il contenimento al piede di versanti e scarpate. Per la posa in opera vengono utilizzati escavatori, atti a movimentare blocchi di elevata pezzatura media e di forma irregolare. Anche in questo caso l’elevazione avviene per corsi regolari e a mosaico regolare, avendo cura di stendere strati di terra vagliata sopra ogni corso di blocchi per ottenere l’intasamento dei vuoti e consentire la rivegetazione, che viene effettuata con talee di idoneo diametro.

Queste strutture sono caratterizzate da buona deformabilità (assorbono gli assestamenti del terreno) e drenaggio (migliorabile con uso di tubi – dreno e geotessili filtranti a tergo dell’opera).

I Gabbioni metallici

Sono costituiti da elementi affiancati e sovrapposti a formare una struttura modulare, assimilabili a “scatole” in rete di acciaio a doppia torsione, zincata. Tali scatole metalliche – prefabbricate – sono riempite di pietrame di dimensioni superiori a quelle delle maglie della rete, ed eventualmente (ovvero parzialmente) intasate con terreno.

Il pietrame di riempimento deve essere sistemato in modo da lasciare il minor numero di vuoti possibile. Sono opere deformabili, permeabili all’acqua e alla vegetazione.

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